Widget Image
Posts Popolari
Seguiteci anche su:

HomeCategorieSuper Bonus 110Ultime notizie Superbonus 110%: approvata importante risoluzione al Senato – Lavori Pubblici

Ultime notizie Superbonus 110%: approvata importante risoluzione al Senato – Lavori Pubblici

Ultime notizie Superbonus 110%: approvata importante risoluzione al Senato - Lavori Pubblici

Superbonus 110% e cessione del credito: si potrebbe dire che la
partita è ancora aperta. Questa mattina, infatti, la Commissione
Industria Commercio Turismo del Senato ha approvato all’unanimità
un’importante risoluzione.

La cessione del credito e la crisi

Non è un mistero che da gennaio 2022, a seguito della
pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge n. 4/2022
(Decreto Sostegni-ter), la situazione nel mondo delle costruzioni
abbia cominciato a degenerare fino ad arrivare ad un vero e proprio
allarme liquidità da parte di imprese e professionisti.

L’impossibilità di cedere il credito maturato a seguito di
sconto in fattura per lavori iniziati sulla base di una normativa
sulla cessione completamente diverse, sta operando come un vero e
proprio virus che sta infettando tutto il tessuto imprenditoriale
del settore edilizia senza distinzione tra buoni e cattivi. Imprese
e professionisti cominciano a soffrire una mancanza di liquidità
che non consente loro di far fronte agli impegni e sostenersi.

La risoluzione al Senato

Non sono serviti, almeno fino ad ora, i tentativi di rimediare a
colpi di altri decreti legge e leggi di conversione che hanno avuto
un solo risultato: complicare la situazione e rendere tutti
scettici sulla possibilità di continuare ad utilizzare questa
misura fiscale a meno che non si utilizzino capitali propri e si
portino in detrazione diretta le spese sostenute (in questo caso il
superbonus 110% si può dire che è diventata una misura per
ricchi).

Questa mattina la Commissione Industria Commercio Turismo del
Senato ha approvato la risoluzione n. 1205 che impegna il
Governo:

  • ad adottare, in tempi estremamente celeri, ogni opportuna
    iniziativa, anche di carattere legislativo, volta a garantire le
    più ampie possibilità per le imprese del settore di operare
    nell’ambito degli interventi previsti dal Superbonus 110 per cento,
    in particolare rendendo funzionale e pienamente utilizzabile il
    meccanismo della cessione del credito, consentendo così lo sblocco
    dei crediti d’imposta presenti nei cassetti fiscali delle medesime
    imprese,
  • ad ampliare la platea dei cessionari, prevedendo, tra l’altro,
    la possibilità per le banche e le società appartenenti a un gruppo
    bancario di cedere i crediti d’imposta derivanti ai propri
    correntisti corporate rientranti nella definizione europea di
    piccole e medie imprese, di cui al decreto del Ministero dello
    sviluppo economico del 18 aprile 2005, e anche valutando
    l’opportunità di coinvolgere Poste Italiane S.p.A. e Cassa depositi
    e prestiti.

I perché della risoluzione

La risoluzione prende atto delle difficoltà operative dovute ai
continui cambi della normativa a partire dal Decreto-Legge n.
157/2021 (Decreto antifrodi). Soprattutto quelle sull’art. 121 del
Decreto Rilancio che riguardano le opzioni alternative alla
detrazione fiscale (sconto in fattura e cessione del credito)
utilizzabili per il superbonus e per gli altri principali bonus in
edilizia.

La risoluzione evidenzia anche i dati recentemente pubblicati da
Enea nel Rapporto sul Superbonus 110%, all’interno del quale si
evince che al 31 maggio 2022 sono in corso 172.450 interventi
edilizi incentivati, per circa 30,6 miliardi di investimenti
ammessi a detrazione che porteranno a detrazioni per 33,7 miliardi
di euro.

Di questi, sono 26.663 i lavori condominiali avviati (65,4 per
cento già ultimati), che rappresentano il 48,9 per cento del totale
degli investimenti, mentre i lavori negli edifici unifamiliari e
nelle unità immobiliari funzionalmente indipendenti sono
rispettivamente 91.444 (73,8 per cento già realizzati, che
rappresentano il 33,8 per cento del totale investimenti) e 54.338
(76,5 per cento realizzati, che rappresentano il 17,3 per cento
degli investimenti). La regione con più lavori avviati è la
Lombardia (26.432 edifici per un totale di oltre 5 miliardi di euro
di investimenti ammessi a detrazione), seguita dal Veneto (21.555
interventi e 2,9 miliardi di euro d’investimenti) e dal Lazio
(15.504 interventi già avviati e 2,8 miliardi di euro di
investimenti).

L’allarme della CNA

Il Centro Studi della Confederazione nazionale dell’artigianato
e della piccola e media impresa (CNA), a maggio 2022, ha pubblicato
un’indagine titolata “Le imprese di costruzioni di fronte al blocco
del mercato dei crediti d’imposta” in cui viene riportato come
l’introduzione del Superbonus 110 per cento aveva garantito una
ripresa del settore e della filiera delle costruzioni. Tuttavia,
l’indagine riporta che i soggetti ai quali le imprese si
rivolgevano per la cessione dei crediti, in particolare gli
istituti bancari e Poste Italiane S.p.A., hanno bloccato
l’accettazione di nuove domande, oppure hanno limitato
l’accettazione alle cosiddette “prime cessioni”, ovvero unicamente
da quei soggetti che abbiano sostenuto in maniera diretta i
relativi oneri.

Il blocco della cessione

Tale situazione ha determinato un valore di cessioni in attesa
di accettazione da parte dei cessionari superiore a 5 miliardi di
euro: di questi, circa 4 miliardi sono relativi a prime cessioni o
sconti in fattura che risultano al momento privi di accettazione.
La causa di tale situazione viene individuata nei numerosi
interventi normativi che si sono susseguiti sulla disciplina della
cessione del credito che hanno comportato per le imprese di
costruzioni notevoli difficoltà, con una gravissima crisi di
liquidità che sta mettendo a rischio l’intero sistema.

Infatti, CNA calcola che i crediti fiscali delle imprese che
hanno riconosciuto lo sconto in fattura e che non sono stati
monetizzati attraverso una cessione ammontano a quasi 2,6 miliardi
di euro, circa il 15 per cento del totale. Sarebbero oltre 60.000
le attività che non sono riuscite a cedere crediti e in crisi di
liquidità: addirittura, il 48,6 per cento del campione intervistato
da CNA sarebbe a rischio di fallimento, mentre il 68,4 per cento
prospetta il blocco dei cantieri. Infine, quasi un’impresa su due
starebbe pagando in ritardo i fornitori, mentre il 30,6 per cento
rinvia il pagamento di tasse e contributi e una su cinque non
riesce a pagare i collaboratori. Per questi motivi, la CNA calcola
che una simile situazione economica pone a rischio fallimento oltre
33.000 imprese ed espone alla perdita di 150.000 posti di
lavoro;

I rilievi dell’ANCE

Anche l’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), così
come Confartigianato, riporta che il blocco della cessione dei
crediti sta avendo drammatiche conseguenze, anche per i lavoratori
del settore, senza contare che una parte consistente della crescita
registrata nel 2021 e nei primi mesi del 2022 è stata trainata dal
settore dell’edilizia, che ora rischia di rallentare o fermarsi.
ANCE sottolinea che tale situazione rischia di creare numerose
difficoltà anche rispetto all’applicazione degli interventi del
PNRR.

In Italia ci sono 14 milioni di fabbricati uso residenziale
(dati ISTAT) cui corrispondono 35 milioni di unità immobiliari per
lo più abitazioni modeste o popolari (32 milioni nelle categorie
catastali A2-A3-A4-A7, dati Agenzia delle entrate). La maggior
parte di queste sono di proprietà di persone che dichiarano redditi
nella fascia sotto i 26.000 euro, 78 per cento, il 23 per cento
sotto i 10.000 euro, rendendo di fatto economicamente impossibile
una riqualificazione energetica efficace da parte degli stessi.

Gli obiettivi di decarbonizzazione

Infine, ricorda la risoluzione, gli obiettivi sfidanti della
decarbonizzazione e della riduzione degli usi finali di energia nel
settore residenziale imporrebbero un tasso di riqualificazione di
almeno il 3 per cento all’anno dello stock immobiliare, cioè di
450.000 edifici l’anno per almeno 10 anni, rendendosi così
fondamentale un piano duraturo e certo per dare ai proprietari e al
mondo imprenditoriale congrui tempi di pianificazione e
realizzazione

Conclusioni

La risoluzione evidenzia una presa di coscienza unanime da parte
del Senato ma l’impegno non vincola in alcun modo al Governo che,
come è noto, non solo non ha mai nascosto una certa intolleranza
per il superbonus e la cessione del credito, ma ha sempre l’ultima
parola nella conversione in legge dei provvedimenti d’urgenza che
arriva sempre a colpi di fiducia su testi blindati dal Governo
stesso.

Certo è che le prossime settimane saranno decisive per il futuro
non solo dei bonus ma di molte delle imprese e dei professionisti
che hanno creduto in queste misure mettendo a disposizione tempo,
denaro, disponibilità e prospettive.

© Riproduzione riservata

Source: lavoripubblici.it

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

I commenti su questo articolo non dovranno contenere quesiti di natura tecnica.

Per richiedere la consulenza professionale, clicca sul banner.

Rate This Article:
No comments

leave a comment