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Ambiente, il programma del centrosinistra: scommettere sul Green Deal per far ripartire l’Italia – L’HuffPost

Ambiente, il programma del centrosinistra: scommettere sul Green Deal per far ripartire l’Italia - L'HuffPost

Ci voleva la drammatica convergenza del ricatto energetico della Russia, aggravato dalla speculazione finanziaria del mercato di Amsterdam, con la caldissima estate italiana sconvolta da siccità, alluvioni, tempeste e dalla tragedia della Marmolada, per convincere i partiti a dedicare ampio spazio nei loro programmi elettorali (come ben documenta il Forum Disuguaglianze e Diversità a questioni ambientali, energetiche e climatiche.

Non fanno eccezione i programmi di Pd-Italia democratica e progressista (prodotto dalla confluenza di Pd, Articolo Uno, Psi, DemoS, Movimento Repubblicani Europei, Volt) e dell’alleanza di Europa Verde e Sinistra Italiana. Scontata la centralità ambientale nel secondo, meno nel primo. Tutte e due si misurano prioritariamente con l’emergenza climatica.

Il programma del Pd, articolato in tre pilastri (sviluppo sostenibile e transizioni ecologica e digitale; lavoro, conoscenza e giustizia sociale; diritti e cittadinanza), mira a costruire un modello di sviluppo inclusivo per generare benessere e ridurre le disuguaglianze, facendo della “lotta ai cambiamenti climatici un grande motore di rilancio del Paese” e della transizione ecologica un’occasione per l’Italia, con l’attenzione alla necessità di “agire subito” e di rilanciare la “visione strategica dell’intervento pubblico nei tanti ambiti di fallimento di mercato”.

Non dissimile l’impostazione del programma dei Verdi-SI (articolato in 16 capitoli, che spaziano dall’Italia green all’Italia è donna all’Italia in salute), con una sottolineatura in più sulla maturità delle tecnologie sia per catturare l’energia dal sole sia per risparmiare energia. Con, in aggiunta, la netta critica ai sistemi centralizzati di produzione e distribuzione dell’energia e la valorizzazione della democrazia energetica e del ruolo delle comunità energetiche come condizioni per un’efficace lotta alla crisi climatica.

Quindi tutto coerente ed organico? Non proprio.

Divergenze sensibili

Emergono due forti divergenze su tempi di uscita dal gas e sull’Alta Velocità, e qualche differenza di accento. Per il gas il Pd parla di soluzione-ponte necessaria e dà il via libera ai rigassificatori a condizione che “possano essere smobilitati ben prima del 2050”, andando comunque oltre la scadenza del contributo pubblico che il governo Draghi ha previsto fino al 2043. Per i Verdi-SI il definitivo abbandono del metano deve avvenire entro il 2035 e nell’attuale emergenza, prima di pensare a nuovi rigassificatori, occorre sfruttare tutte le infrastrutture gas esistenti: si prevede l’uscita dalla produzione fossile nazionale entro il 2045.

Per l’Alta Velocità, il PD non ha dubbi sulla necessità di completare le tratte ferroviarie ad alta velocità e alta capacità già programmate, pur nel quadro di riqualificazione del trasporto regionale e delle tratte est-ovest del Paese. Mentre per Verdi-SI pur se “l’alta velocità ferroviaria si è rivelata utile e potrebbe ancora essere utile su alcune tratte che congiungono grandi centri urbani”, netta è la contrarietà alla tratta Torino-Lione. I Verdi-SI, poi sono favorevoli alla plastic tax, rinviata sine die dagli ultimi governi in carica, e alla strategia rifiuti zero. 

Meno stridenti altre differenze come sui Sussidi ambientalmente dannosi, per i quali il PD parla di “progressiva riduzione”, mentre Verdi-SI di abolizione entro il 2025 e di ridistribuzione delle risorse per la transizione “come incentivo e supporto ai settori industriali e alle fasce sociali più esposte”. O sul peso dato alla partecipazione dei cittadini nella transizione: è richiamata in tutti e due i programmi, ma mentre in quello del PD nei casi di conflitto per l’installazione di rigassificatori o altri impianti viene tradotta in monetizzazione del dissenso locale attraverso l’istituzione di un “Fondo Nazionale Compensativo Anti-Nimby”, per Verdi-SI è un fattore costitutivo dell’efficacia stessa della legge sul clima, da approvare nei primi 100 giorni. Si prevede la costituzione di assemblee cittadine perché “la transizione ecologica può essere accettata unicamente a fronte di un coinvolgimento nei processi decisionali e nell’identificazione delle possibili soluzioni”.

Contributi originali

Ci sono poi proposte originali, come quella appena citata sulla legge sul clima nei primi 100 giorni (richiesta pure dal Pd, anche se senza ultimatum), nell’uno come nell’altro programma.

La più significativa, nel programma del Pd, è probabilmente la declinazione della proposta denominata “luce sociale” per le famiglie con redditi medi e bassi a cui viene garantito un contratto di fornitura energetica a costo zero prodotta totalmente da fonti rinnovabili e acquistata direttamente dalla società pubblica Acquirente Unico per dieci anni, “fino ad un massimo di 1.350 KWh/anno per famiglia (pari al 50% del consumo medio)”, mentre sulla parte di consumo eccedente i prezzi saranno comunque calmierati. Se un appunto si può fare a questa proposta è che “dimentica” che spesso le persone in povertà energetica hanno anche elettrodomestici vecchi, case colabrodo, riscaldamenti inefficienti. Dunque, per quanto molto migliorativa rispetto all’attuale bonus elettricità e gas, in assenza di una politica pubblica contro la povertà energetica, la proposta rischia di rimanere una misura tampone che non intacca le cause del fenomeno. Su questo tema il programma di Verdi-SI si limita invece a proclamare l’obiettivo di eliminazione della povertà energetica entro il 2025 senza ulteriori indicazioni.

Altre proposte originali del PD riguardano i Porti Verdi, l’utilizzo del bollo auto per incentivare l’azzeramento delle emissioni di CO2, i poli di formazione nel Mezzogiorno su rinnovabili e transizione verde per attrarre competenze e investimenti, rafforzare la leadership italiana nella green economy, rinsaldare i legami con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. O, ancora, l’attenzione agli “edifici intelligenti”.

I Verdi-SI mettono sotto i riflettori altre questioni, come: il mandato a Terna per un Piano speciale di accumuli e della rete elettrica “per una piena decarbonizzazione del settore elettrico al 2035”; la prossima conferenza sul clima per la quale propongono che l’Italia entri a far parte dell’Alleanza oltre il Petrolio e il Gas; una forte attenzione alla difesa e valorizzazione delle foreste, anche nelle aree urbane; l’aggiornamento del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici fermo al 2017 (di cui nessuno parla), rinforzato dalla proposta di una riforma della finanza per l’adattamento.

Qualche dubbio

Emergono poi, in programmi molto ampi che sfiorano le 40 pagine, proposte che lasciano perplessi per la loro applicabilità. Ad esempio, per il Pd l’idea di territori in cui tutto è raggiungibile in 30 minuti per garantire i servizi di prossimità essenziali su tutto il territorio nazionale. O il Piano nazionale per il recupero e il rilancio dei borghi italiani per contrastare lo spopolamento delle aree interne. Mentre i Verdi-SI provano a gettare il cuore oltre l’ostacolo con proposte come il recupero degli extraprofitti delle imprese fossili di questi mesi attraverso una rimodulazione delle royalties sulla produzione fossile nazionale. Oppure la trasformazione di Cdp, Sace Invitalia in Banche per il clima, per sostenere la transizione. O ancora il divieto assoluto di spostare i rifiuti fuori regione che contrasta con l’uso ottimale dei termovalorizzatori “come soluzione di ultima istanza” (un impianto grande può servire due regioni). 

La struttura che connette

C’è comunque un filo verde molto sostanzioso che connette i due programmi, che si dipana con proposte convergenti, anche se non identiche, intorno ad alcune questioni di fondo: l’equità sociale della transizione attraverso interventi selettivi; il ruolo delle rinnovabili (in cui sostanzialmente fanno proprie le proposte di Elettricità Futura) e dell’efficientamento energetico degli edifici; l’elettrificazione dei consumi e della mobilità; il sostanziale no al nucleare e sì alla ricerca; l’aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima; il sostegno alla green economy e all’innovazione industriale anche in funzione energetica; la definizione di una fiscalità verde per le famiglie in difficoltà e le industrie; lo sviluppo della mobilità sostenibile e su ferro, soprattutto per il Trasporto pubblico locale, con gratuità per giovani ed anziani; la difesa della risorsa idrica e del suolo dal rischio idro-geologico; i piani decentrati per l’autonomia energetica da fonti rinnovabili, che per il Pd si allargano e diventano  “patti ambientali territoriali” per la piena occupazione verde; ed infine il riferimento condiviso alle nuove politiche europee in tema di green deal e di obiettivi climatici, compresa la trasformazione del Patto di stabilità in un nuovo Patto di sostenibilità,  ed il rilancio di una capacità diplomatica dell’Italia sulle questioni climatiche, energetiche e del green deal, anche perseguendo nuovi partenariati.

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