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Decreto Semplificazioni, il centrodestra unito tenta il blitz sui migranti. Ma la legge si salva con le modif… – la Repubblica

Decreto Semplificazioni, il centrodestra unito tenta il blitz sui migranti. Ma la legge si salva con le modif… - la Repubblica

ROMA – Il centrodestra unito tenta un blitz anti-migranti. Ai tempi supplementari della legislatura, si ricompatta contro una norma introdotta dal governo nel decreto di Semplificazioni fiscali, per rendere più facile l’iter per regolarizzare chi entri in Italia per lavorare, estinguendo eventuali procedimenti per immigrazione clandestina. Fratelli d’Italia guida la rivolta, contro quella che definisce “una sanatoria“, Lega e Forza Italia sposano la battaglia. Ma rischiano di far saltare un’intesa con gli altri partiti per approvare il decreto e introdurre nel testo norme attese come un’estensione della cessione dei crediti del Superbonus e l’abolizione dei vincoli europei del de minimis ai crediti d’imposta per le imprese contro il caro energia.

In extremis, dopo una trattativa molto tesa, i gruppi siglano un patto per votare uniti il pacchetto di modifiche condivise e ritirare gli altri emendamenti. Non tutti, però: Fdi ne conserva uno, la norma anti-migranti. La vota con Lega e Fi, ma i numeri non ci sono per far saltare il banco: la proposta di modifica viene bocciata dall’Aula della Camera (i voti favorevoli sono 197, i contrari 230, gli astenuti 6). Non viene così cancellata la norma, ma resta il dato politico: da una parte l’intero decreto di Semplificazioni si avvia verso una sofferta approvazione, dall’altra già si affaccia con prepotenza uno dei temi della prossima campagna elettorale.

Il decreto Semplificazioni 

Andiamo con ordine. I gruppi parlamentari si sono impegnati a convertire il decreto di Semplificazioni fiscali approvato dal governo a giugno, per evitare che il provvedimento decada. A Camere sciolte, senza possibilità per il governo di mettere la fiducia, si rischia però un “Vietnam” in Aula, per la tentazione incrociata dei partiti di approvare emendamenti da esibire come altrettante bandierine elettorali. Ecco perché si è lavorato per blindare un accordo prima dell’inizio delle votazioni. Si son messi di traverso prima i Cinque stelle, che non volevano ritirare i loro emendamenti, poi Fdi, che contestava la norma sui migranti. Dopo giorni di trattative un’intesa sembrava fatta stamane, tanto che sono iniziate le votazioni nell’emiciclo della Camera. Ma Lega e Fi hanno iniziato a votare emendamenti presentati dai meloniani, che non rientravano nell’accordo (ne hanno votati due, entrambi respinti). Perciò si è sospesa l’Aula e il presidente della commissione Finanze, Luigi Marattin, ha riunito i rappresentanti di tutti i gruppi: senza un accordo su modifiche condivise – ha avvertito – saltano tutti gli emendamenti, inclusi quelli sul Superbonus. E a quel punto il centrodestra ha fatto marcia indietro, Fdi ha ritirato tutti gli emendamenti, tranne quello sui migranti.

Su quel punto, il centrodestra si è allora mosso unito e all’attacco in Aula. L’emendamento meloniano è contro le norme di semplificazione dell’iter del decreto flussi, che ogni anno regolarizza migliaia di immigrati in arrivo per lavorare in settori dove c’è ampia richiesta. Un allargamento dei numeri del decreto era stato chiesto anche dal ministro leghista Massimo Garavaglia, per sopperire alle difficoltà del turismo. Proprio per questo Garavaglia è tornato nel vortice della polemica odierna. Emanuele Fiano (Pd) chiede che spieghi perché la Lega si schieri con Fdi e contro il testo del governo “in cui siede un ministro della Lega”, e se quindi la posizione sua e del partito siano la stessa. Garavaglia interviene, dice di non aver richiesto la norma e rimette la palla all’Aula: “Essendo un tema chiaramente divisivo, la cosa più semplice per il governo, e più giusta, è rimettersi all’Aula”. 

Lì scoppia la bagarre: Fdi dice che si tratta di una “sanatoria non seria”. Durissima la Lega stessa con Igor Iezzi che attacca duramente il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, scatenando le proteste dei banchi del Pd. Dai Dem, contrattacca Matteo Mauri: “Questa norma viene dal Consiglio dei ministri e la vuole anche il ministro della Lega Garavaglia per trovare manodopera”. E Federico Fornaro di Leu: “Quel testo è stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri. Basta alla battaglia demagogica sulla pelle dei poveri cristi”.

Il blitz fallisce, perché alla Camera il centrodestra non ha da solo la maggioranza. Ma il messaggio politico è chiaro: risuonerà dai palchi della campagna elettorale.

Superbonus, de minimis, volontariato 

Salvata la legge, dovrebbe passare la correzione del bonus al 110% è all’apparenza una piccola modifica, la cancellazione di una data, ma promette di dare nuovo impulso alla cessione del credito. Il decreto Aiuti, che aveva provato a sbloccare migliaia di titoli incagliati consentendo la cessione a tutte le aziende e i professionisti con partita Iva, si applicava infatti solo ai crediti con data posteriore al primo maggio 2022. Ora quel vincolo viene eliminato, lo sblocco varrà per tutti. 

Altra modifica attesa era la cancellazione del vincolo del cosiddetto de minimis per i crediti d’imposta contro il caro energia. Il decreto Aiuti aveva indicato come criterio il vincolo europeo, che permetteva di cumulare crediti fino a un massimo di 200mila euro. Ora quel tetto per le aziende viene cancellato. 

Tra gli emendamenti al decreto passa poi un pacchetto riguardante il regime fiscale del Terzo settore, molto invocato da associazioni, onlus ed enti no profit. E misure come una comunicazione semplificata, via sms, alle imprese della fine dei controlli da parte dell’agenzia delle Entrate. Si tratta di “una trentina di nuove norme, dal Superbonus, agli aiuti alle imprese, da vere semplificazioni a misure per il terzo settore, che mostrano come la politica, quando vuole, superi le divisioni”, scrive su Twitter Luigi Marattin.

Source: repubblica.it

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