In Italia, non è più accettabile in caso di terremoto avere perdita di vite umane, gravi danneggiamenti agli edifici, soccombenza economica e sociale di un comprensorio, costi e tempi di ripristino delle strutture e della quotidianità elevati. Fare prevenzione simica è possibile e necessario.
Tempo fa in un articolo del “Sole 24Ore” il dott. Paolo Clemente, capo del laboratorio “Prevenzione rischi naturali e mitigazione effetti” dell’ENEA, ha affermato che dopo anni e anni di una politica tesa ad irrobustire le strutture “oggi si è compreso come sia più efficace ridurre l’azione sismica che le cimenta”, dissipare l’energia trasmessa dalle onde sismiche alle strutture con tecnologie performanti.
Alla base della “prevenzione”, deve essere posto un diverso approccio alla progettazione e realizzazione di nuovi edifici ma soprattutto al risanamento di quelli esistenti. “Progettare a danno zero o quasi zero” implica non solo l’uso di sistemi tecnologici, che oltre a salvaguardare vite umane (come previsto dalla normativa tecnica sulle costruzioni) proteggano le fabbriche da gravi danni, ma anche la creazione di un’anagrafe del costruito che permetta la conoscenza degli immobili e dia la possibilità di monitorarli, nonché la disponibilità di risorse economiche per la realizzazione degli interventi.
La normativa tecnica prevede tre categorie di interventi strutturali sulle costruzioni esistenti:
– interventi di riparazione o interventi locali, che interessano singole parti e/o elementi della struttura, senza ridurre le condizioni di sicurezza della costruzione;
– interventi di miglioramento, che aumentano la sicurezza strutturale dell’edificio senza però raggiungere i livelli fissati dalla norma;
– interventi di adeguamento, che aumentano la sicurezza strutturale conseguendo i livelli indicati dalla norma.
Tali interventi rientrano nel “retrofitting”, di cui sempre più spesso si sente parlare, un modo di “progettare a danno zero o quasi zero”: il termine indica l’applicazione di modifiche e/o migliorie alle costruzione esistenti per prolungargli la vita utile, utilizzando materiali e tecnologie performanti.
La più conosciuta di queste ultime è quella degli “isolatori sismici”, soprattutto per edifici a telaio in cemento armato ed in acciaio: questi interposti tra la struttura di fondazione e la sovrastruttura (tra fondazione e pilastro o in sommità dei pilastri del piano interrato) permettono un disaccoppiamento tra il moto della struttura di fondazione e quella in elevazione e quindi una riduzione della trasmissione di energia del sisma sull’edificio e sul suo contenuto (vita e beni degli abitanti). Per gli edifici storico-artistici, dopo il terremoto dell’Aquila, L’ENEA insieme al Politecnico di Torino ha studiato un innovativo isolamento sismico, che è stato applicato su Palazzo Margherita, sede del Comune dell’Aquila. Si basa sulla realizzazione di una discontinuità tra la fondazione ed il terreno per mezzo di una piattaforma isolata e di doppie pareti verticali: l’adeguamento non altera le caratteristiche architettoniche originali dell’immobile e non modifica i locali sotterranei, che diventano parte della sovrastruttura isolata.
In Italia il primo edificio pubblico dotato di isolatori sismici è stata realizzato a Napoli nel 1981, mentre il primo edificio civile per appartamenti è stato realizzato a metà degli anni ’90 a Squillace Marina (CZ).
La riduzione dell’azione sismica si ottiene anche inserendo nella struttura dei “dissipatori”, capaci di assorbire notevoli quantità di energia, durante il terremoto, diminuendo le sollecitazioni negli elementi strutturali ed evitando spostamenti e danni notevoli. A differenza degli isolatori che limitano la trasmissione di energia alla costruzione, i dissipatori smorzano l’energia che la raggiunge permettendo il controllo del danneggiamento. Possono essere utilizzati sia negli edifici da realizzare sia in quelli esistenti, in quest’ultimo caso molto spesso vengono messi in opera come controventi esterni, diventando elementi di caratterizzazione architettonica. Un esempio: Scuola Elementare di via Trento e Trieste a Soverato (CZ).
Molto spesso la riqualificazione sismica viene inserita in un restyling dell’edificio: il “cappotto sismico”, applicato all’esterno dell’edificio come un normale cappotto isolante, è costituito da una sottile lastra di calcestruzzo armato gettato in opera tra due strati di materiale isolante. In tal modo si ottiene un miglioramento sismico e maggiori prestazioni energetiche ed acustiche, nonché un ridisegno delle facciate.
Un retrofitting strutturale innovativo si può ottenere con il sistema CAM, un rinforzo basato su cuciture con nastro metallico ad alte prestazioni: ideato presso l’Università della Basilicata per risolvere problematiche strutturali delle costruzioni in muratura, è stato successivamente applicato anche alle strutture in cemento armato. Altra tecnologia innovativa è quella degli FRP: materiali fibrorinforzati che permettono interventi poco invasivi senza modificare l’aspetto geometrico/architettonico dell’edificio. Entrambi questi sistemi sono utilizzati nel risanamento di edifici storici.
Quali azioni dovrebbero essere intraprese per ridurre i rischi sismici?
La prima è la sensibilizzazione dei cittadini, che anche vivendo in un territorio altamente sismico non ne considerano i rischi: questo perché non educati e perché non è un problema imminente da risolvere, spesso dopo avergli fatto conoscere lo stato di salute della loro casa rispondono con noncuranza che “se è stata in piede per tanto tempo non crollerà domani”. Questo modo di pensare è un ostacolo duro da superare, contro cui i professionisti si scontrano molto spesso. La Giornata della Prevenzione Sismica ben venga, ma è una Giornata, dovrebbe invece essere messa in essere una campagna di informazione ed educazione che interessi anche le scuole di ogni grado, compreso gli insegnanti.
Di seguito, un’anagrafe degli edifici, con la realizzazione di un “Fascicolo Fabbricato” – carta d’identità dell’immobile che contiene la storia, le informazioni sulla struttura e sugli impianti, le qualità sismiche ed energetiche, le certificazioni. Nella prima proposta di legge (2017) l’obbligo della redazione ed aggiornamento del “Fascicolo” era a carico dei proprietari che si dovevano affidare a professionisti tecnici abilitati, e potevano godere di una detrazione fiscale del 50%. La nuova proposta (2019) prevede il coinvolgimento di tutti gli Enti interessati (Comune, ex Genio Civile, ex Catasto, ecc.), che convogliando i dati in loro possesso in un’unica Banca Dati digitale forniscono un quadro complessivo dell’edificio e delle sue criticità (si vuole riportare nel piccoli il lavoro fatto per la redazione della “Mappa dei rischi dei Comuni Italiani”). Questa proposta, però, non tiene conto di tutti gli edifici di vecchia costruzioni che costituiscono i piccoli centri storici, edifici che non sono stati sottoposti a interventi importanti che necessitavano di titoli abilitativi e/o autorizzazioni, ma che si sono modificati nel tempo con lavori di piccola entità; non tiene conto dei piccoli abusi per cui non era e/o non è stata richiesta alcuna sanatoria ma la cui conoscenza potrebbe essere importante per la sicurezza del fabbricato.
Ma ciò non basta, il dott. Paolo Clemente alla stessa domanda nel 2012 risponde che è necessario ci sia un’attenta programmazione della spesa e degli interventi sul patrimonio pubblico e incentivi per il patrimonio privato.
L’anno successivo nasce il “Sisma Bonus”, agevolazioni fiscali per gli interventi finalizzati all’adozione di misure antisismiche negli edifici privati. Con la legge di Bilancio 2017 le detrazioni vengono riconosciute dal 2017 al 2021 in base al miglioramento della classe di rischio degli edifici, incoraggiando il risanamento globale degli stabili condominiali, e gli interventi sugli immobili produttivi.
La Regione Calabria ha da poco pubblicato sul Bollettino regionale l’ “Avviso pubblico di manifestazione d’interesse per l’accesso ai contributi per interventi di miglioramento sismico o, eventualmente, di demolizione e ricostruzione di edifici privati”. È stata destinata la somma di € 6.302.745 per il finanziamento di interventi di riduzione del rischio sismico su edifici ed infrastrutture private, nonché demolizioni e ricostruzioni. Gli interventi progettati devono accrescere il livello di sicurezza dell’immobile senza necessariamente raggiungere i livelli previste dalla normativa vigente. La manifestazione d’interesse dovrà essere presentata al Comune dove ricade l’immobile, dopo che questo avrà pubblicato il bando. I tempi concessi ai Comuni per attivare la procedura e ai futuri beneficiari della graduatoria provvisoria per la presentazione della documentazione sono ben definiti dal Decreto Dirigenziale, i tempi della Regione per la definizione della graduatoria definitiva come al solito sono molto incerti (il bando pubblicato nel novembre 2016 si è concluso con la pubblicazione della graduatoria definitiva nel dicembre 2018).
Fare prevenzione sismica, quindi, dipende da molti fattori: sensibilità, conoscenza, risorse realmente disponibili sia pubbliche che private. Si possono fare interventi di riparazione o miglioramento o di vero e proprio adeguamento, con un impegno economico e cantieristico completamente diverso, ma in tutti i casi c’è la necessità di una adeguata e dettagliata progettazione e di un corretta esecuzione.
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