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Il fronte compatto a difesa del Superbonus, l’assemblea al Teatro dei Servi: «Misura che l’Europa ci invidia» – La Voce Apuana

MASSA – Magari i motivi non sono stati proprio 110, ma il grido arrivato dall’assemblea di Ance Toscana Costa, tenutasi all’interno del Teatro dei Servi di Massa nella serata dello scorso 6 dicembre, è stato forte e chiaro: il Superbonus è una misura che non va limitata, ma neanche mantenuta nella sua forma: va fatta crescere e migliorata per continuare il processo di crescita ecologica, sociale ed economica che ha scatenato. Una posizione assunta unanimamente da tutti i relatori invitati dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili e dal presidente di Confindustria Massa-Carrara Matteo Venturi. Ad animare la serata all’interno del teatrino massese, di fronte ad una folta platea di tecnici e curiosi, sono arrivati Martina Nardi, deputata Pd e presidente della commissione Attività Produttive della Camera; Riccardo Fraccaro, parlamentare del Movimento 5 stelle ed ex ministro; Gabriele Buia, presidente dell’Ance nazionale; Patrizia Claps, dirigente dell’Agenzia delle Entrate e Armando Zambrano, presidente nazionale dell’Ordine degli Ingegneri.

Negli ultimi tempi il Superbonus ha riempito le pagine dei giornali nazionali e i salotti del dibattito politico. Con la legge di bilancio da approvare fra poche settimane, il Governo ha inserito una serie di modifiche alla misura, a partire dal decreto antifrode già in opera e con l’introduzione di uno sbarramento in base all’Isee del richiedente del superbonus che, a detta dei presenti, avrebbe rallentato e rischierebbe di bloccare definitivamente la crescita in termini di pil e lavoro portata dal contributo statale.

«La nostra è una posizione chiara, – ha esordito Matteo Venturi nel dare il via alla serata – questa è una misura che ha portato risultati importanti per famiglie e aziende. Va migliorata e prorogata. Se confrontiamo i primi nove mesi del 2021 con i primi nove del 2019, possiamo osservare che le imprese sono aumentate del 29%, il lavoro del 39%, l’imponibile contributivo del 36% e il mercato immobiliare del 26%. Dati quasi da boom economico. Questi numeri dicono che il settore è stato rimesso in moto, oggi la ferita aperta dalla crisi del 2007/2008 è stata ricucita grazie ad una misura di sostegno pubblico. Non ci troviamo di fronte ad un sostegno fine a se stesso, ma ad un sistema che sostiene la crescita e migliora la sicurezza e l’ambiente delle nostre cose e quindi la nostra vita. L’esempio perfetto di uno stato che interviene in economia per sostenere anche la vita sociale e ambientale».

Venturi, nel ringraziare i relatori arrivati a rafforzare la posizione di Confindustria, ha definito l’ex ministro Fraccaro e l’onorevole Nardi il padre e la madre di questa misura. E proprio la Nardi, che il superbonus lo ha seguito e curato fin dalle fasi primordiali prima dell’entrata in vigore nel 2020, ha offerto degli importanti spunti per una riflessione politica sulla discussione che il Parlamento si troverà ad affrontare nelle prossime settimane per salvare la misura: «Abbiamo dato vita ad una sorta di rivoluzione nel campo dell’edilizia, puntando l’acceleratore sulla ripresa e questa misura ben si confà a quello spirito. Il superbonus la mano vuole darla guardando anche al futuro, guardando ad un mondo più green con habitat compatibili con la qualità della vita. Ma oggi dobbiamo fare uno scatto in più. Abbiamo lavorato nel corso di quest’anno per provare a costruire delle risposte ai tanti quesiti che arrivavano in merito al superbonus. Oggi però non siamo più in quella fase, siamo nella fase in cui la legge di bilancio ci consegna uno stravolgimento, cambiando addirittura modello: da persone fisiche a famiglie. – ha spiegato Martina Nardi – E questa è la problematica maggiore che dobbiamo affrontare. Ci troviamo di fronte ad una situazione di difficoltà perché anche come forze di maggioranza abbiamo costituito un gruppo di parlamentari per provare a costruire un punto di caduta. Chiederemo òa proroga per le case unifamiliari, togliendo l’isee, cosa che secondo il Mef rappresenta una cifra sostenibile per il bilancio dello stato. Anche il bonus facciate è una questione importantissima. Le facciate sono le nostre città, sono anche nostre non solo dei proprietari: se le facciate sono belle, le città sono belle. Abbiamo pensato che per i grandi lavori debbano essere presenti aziende serie capaci di avere tutte le certificazioni. – ha aggiunto la Nardi – Quindi vorremmo mettere un tetto per far sì che il cittadino sia tutelato. Abbiamo provato a mettere su, attraverso emendamenti, un’ipotesi credibile che apra finalmente una trattativa col governo. Io sono convinta che questa partita le forze parlamentari da sole non la vincono. In questa partita, abbiamo bisogno delle forze produttive, delle forze sociali, imprenditoriali. Queste devono dire che la misura è positiva per il Paese. Devono aiutare i Parlamentari in questa battaglia. Questa è una partita complicata, abbiamo bisogno che in giro per l’Italia se ne parli. Dobbiamo costruire una proposta politica che venga anche da fuori».

E se la Nardi si è concentrata sulla battaglia politica, l’ex ministro Riccardo Fraccaro ha invece elencato i motivi che, secondo lui, dovrebbero portare non alla salvezza del Superbonus, ma ad un lavoro di miglioramento di esso, da proiettare nel futuro. Una serie di motivi che, a detta dell’esponente dei 5stelle, sono stati gli unici veri motori nella creazione di questi contributi: «Noi vorremmo lavorare per migliorare il superbonus, invece siamo in una fase di difesa e non possiamo guardare oltre. Dobbiamo alzare il livello, dobbiamo cercare di fars sì che gli interventi del 2022 siano migliori di quelli del 2021. Perché il problema è di mentalità. Si sta andando verso una restrizione progressiva del superbonus per lo steso motivo per cui è stato approvato: per la crisi del covid ed è un errore. Perché è stato pensato per la crisi ecologica del nostro paese. – ha detto Fraccaro – Quando l’abbiamo proposto per questi motivi ci è stato detto di no, perché scardina i modi del passato. Il covid ha spazzato via tutti i canoni e quindi è stato poi approvato. Adesso che piano piano stiamo uscendo dal covid, il superbonus sta per essere ucciso. Ma il superbonus non serve per combattere la crisi del covid, ma per combattere la crisi dei cambiamenti climatici. Tutte le forze politiche sono d’accordo, oggi la società e la classe politica è pronta per fare un salto in avanti, ma non le istituzioni. Non abbiamo bisogno di stabilità, ma di trasformare radicalmente la società in cui viviamo. Il fatto che si stia lottando solo per mantenere questo provvedimento è preoccupante. Davanti alla lotta la cambiamento climatico tutto diventa più piccolo, anche il covid. E il riscaldamento globale dovrebbe essere l’unica cosa di cui parlare. Il 2030 è dietro l’angolo, ma anche il 2050. Basta andare per la strada per rendersi conto di quanto sia difficile immaginare città ad impatto zero».

«Il superbonus è una misura unica che ci invidia l’Europa e dobbiamo dirlo. – ha invece detto Gabriele Buia, presidente nazionale di Ance – Al di là del ramo industriale, coinvolge aspetti socio-economici non indifferenti. Di questa norma ne beneficiano i proprietari immobiliari, chiaramente, ma non solo. Lo sforzo del governo è importante. Il settore delle costruzioni attiva tutti i settori industriali e questo si nota. Gli incentivi sono il motore di sviluppo. Adesso abbiamo dei punti che devono essere chiariti, ma non si può intervenire su una norma in maniera così dirompente dalla sera alla mattina. Rendere stabili questi bonus è un fattore principale nella pianificazione di un’azienda, ma anche di un condominio. Non si può arrivare all’ultimo minuto. Dobbiamo stabilizzare questa norma. Dobbiamo capire anche cosa vuol dire impatto sulla legalità. Il decreto anti frode ci ha dato una mano, ma ha anche un po’ peggiorato la situazione. Le piattaforme si sono subito bloccate, sono spariti i prezzari Dei. Noi dobbiamo essere a fianco dello Stato per sopprimere la illegalità. Nessuno si deve approfittare di questa misura, che è strategica. Però dobbiamo avere dei prezzari di riferimento, per evitare che ci siano i soliti furbetti. Impossibile che in 6 mesi vengano aperti quasi 6000 codici Ateco, con società senza dipendenti. Non si fanno queste cose, non si può sentire che gli interventi e i prezzi vengano triplicati. Siamo stanchi di essere etichettati in questa maniera, deve essere chiaro che la lotta alla disonestà va fatta, per salvare questa misura».

Source: voceapuana.com

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