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Lodi, patto per la legalità tra Prefettura e costruttori edili – IL GIORNO


La Prefettura a Lodi
La Prefettura a Lodi

Lodi, 10 febbraio 2022 – La Prefettura di Lodi stringe un “patto della legalità” con Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili. A siglarlo è stato il prefetto di Lodi Giuseppe Montella insieme al coordinatore della zona di Lodi per Assimpredil Ance, Nicola Sverzellati e il presidente Regina De Albertis , Ance Milano-Lodi-Monza Brianza. La convenzione è finalizzata alla prevenzione dei tentativi di infiltrazione criminale nel settore dell’edilizia, ambito particolarmente esposto agli interessi dei sodalizi mafiosi. Una soluzione che permetterà alle imprese aderenti all’Ance di impegnarsi a stipulare contratti o sub contratti nei settori di attività in parola esclusivamente con soggetti in capo ai quali sia stata accertata l’insussistenza di motivi ostativi. Ma il patto con Ance servirà alla Prefettura di Lodi per tenere sotto controllo il fenomeno delle truffe legato al Superbonus 110%.

Nel Lodigiano, finora, è stata registrata una spesa in ecobonus edilizi di 64,7 euro per abitante residente contro una media di 76,6 euro in Lombardia. Un’inchiesta della Procura di Napoli e della Guardia di finanza ha permesso di scoprire la scorsa settimana una frode milionaria sull’incentivo alle ristrutturazioni. Coinvolta una trentina di lodigiani tra le potenziali vittime. Gli inquirenti hanno già provveduto a un sequestro preventivo d’urgenza per 110 milioni di euro a carico di 21 persone fisiche (sottoposte anche a perquisizione), di tre enti e società e presso istituti finanziari. Al vaglio degli inquirenti le operazioni compiute dal Consorzio Sgai di Napoli. Il modus operandi era sempre lo stesso e permetteva di raggirare i controlli del Governo. In pratica, secondo quanto ricostruito dall’accusa, le realtà coinvolte nella richiesta del Superbonus, pratica che consente detrazioni fiscali fino al 110% in 5 anni per la riqualificazione di immobili di proprietà che ottengano un miglioramento di due classi energetiche, attraverso una rete di procacciatori, si sarebbero proposte nei confronti di privati cittadini facendo stipulare loro dei contratti per “appalto lavori con cessione del credito d’imposta” e chiedendo la consegna di tutta la documentazione necessaria. A quel punto però le pratiche venivano interrotte. Così, una volta ricevuti i contratti, il Consorzio avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti nei confronti dei privati committenti in cui si faceva riferimento a uno stato di avanzamento lavori per una percentuale non inferiore al 30% (il minimo richiesto per vantare la cessione del credito d’imposta). Crediti di 110 milioni di euro poi ceduti dal Consorzio, ottenendo la monetizzazione, per un importo di oltre 83 milioni di euro.




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