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Sostenibilità ambientale e crescita è la rivoluzione Superbonus 110%, Piociocchi: «Bene, ma si può migliorare» – La Gazzetta del Mezzogiorno

Da un lato la necessità di efficientare il patrimonio immobiliare italiano, tra i più «anziani» d’Europa in materia di sostenibilità energetica. Dall’altro l’urgenza di rimettere in moto un’economia piegata dalla crisi pandemica, soprattutto in alcuni settori cruciali come l’edilizia. Nasce così il Superbonus 110% inaugurato dal Decreto rilancio (Dl n. 34/2020, convertito con modificazione con la legge n. 77/2020). La formula è teoricamente semplice e prevede un incremento al 110% dell’ali – quota di detrazione delle spese sostenute – dal 1 luglio 2021 al 31 dicembre 2021 – per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici. Una misura poi estesa a tutto il 2022 con una variazione nelle quote annuali (da 5 a 4) per la ripartizione delle spese sostenute. È tema di queste settimane la volontà di prorogare il Superbonus 110% anche al 2023 dopo l’ottimo successo riscosso dal provvedimento nei primi mesi di attuazione. Il Nord, come spesso accade, è partito prima, come ricorda anche l’ultimo monitoraggio effettuato congiuntamente da Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e il Ministero dello sviluppo economico. Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna guidano infatti la classifica degli interventi realizzati con la Puglia, però, a ridosso del podio in quarta posizione. Ciò che penalizza il Tacco, in realtà, è il valore medio degli interventi, non in linea con il dato nazionale. Si fa molto ma con poca incisività. Un punto critico rilanciato, dalle colonne della Gazzetta, anche dall’economista Gianfranco Viesti che aveva denunciato come il bonus stesse funzionando meglio al Nord e per immobili di pregio. Il dato però è magmatico come testimonia l’esperienza di Martina Franca (Taranto) che al momento ospita il più grande cantiere d’Italia tra quelli che beneficiano della maxi-agevolazione: ben 28 palazzine e 224 famiglie coinvolte.

Un intero quartiere, insomma, che costruisce un futuro sostenibile. Dati alla mano, dunque, si fa sempre più pressante la richiesta di una proroga del Superbonus 110% al 2023, cogliendo anche l’occasione per semplificare alcuni passaggi normativi e rendere più snello l’accesso alla misura nonché la gestione delle eventuali irregolarità presenti nello stabile (ne parliamo nell’intervista in basso, ndr). Lavoro, sostenibilità, sicurezza. La ripartenza del Paese passa anche da qui.

Parla l’esperto Piciocchi: «Il provvedimento può essere ancora migliorato le irregolarità dello stabile non blocchino i lavori» – «Il Superbonus 110% è più di una somma di interventi. È il primo passo da compiere verso l’evoluzione della città in Smart City». Guarda avanti Antonio Piciocchi, commercialista, docente e coordinatore dell’Offering ecobonus di Deloitte. Fra i massimi esperti in Italia, ha seguito la normativa sin dalle sue origini nel 2017. Il suo giudizio sul provvedimento è entusiasta: «Il bilancio è molto positivo. Non va dimenticato – spiega – che il Superbonus è un potenziamento di misure che già esistevano e già realizzavano esternalità preziose dal punto di vista della sicurezza e della sostenibilità ambientale». L’effetto più rilevante, però, in un periodo come l’attuale, è certamente quello del ritorno economico: «Con pagamenti al 15 o al 30% i cittadini non avrebbero intrapreso certo così tante iniziative. Il Superbonus del 110% non solo spinge all’uti – lizzo dell’intervento, con conseguente ricaduta sull’occupazione, ma incentiva anche il made in Italy. I costi, infatti, sono parametrati a dei prezzari che lasciano la possibilità investire in prodotti italiani. Altra ricaduta positiva». Non tutto però è rose e fiori. Anche il Superbonus ha i suoi coni d’ombra ed è su questo che, in vista di una possibile proroga, Piciocchi insiste affinché la «macchina » sia presto perfezionata.

Piciocchi iniziamo da qui: cosa, di fatto, si può migliorare?

«Partiamo dalle grandi città dove avere edifici che inquinano meno è essenziale perché il 30% dell’inquinamen – to, nel contesto urbano, è dovuto proprio agli stabili. Il problema principale è quello della regolarità urbanistica».

Tradotto in pratica?

«Se nello stabile c’è qualcosa di irregolare si blocca il Superbonus. Esiste una norma per cui gli edifici non regolari non hanno diritto ad agevolazioni fiscali».

L’ostacolo è oggettivo. Come si può aggirare?

«Bisogna operare, innanzitutto, una inversione di concetto: il Superbonus non va inteso solo come agevolazione fiscale per il proprietario, ma come provvedimento a beneficio dell’intera collettività. Con questa chiave di lettura risulta evidente come una irregolarità nelle dimensioni di una finestra non possa bloccare dei lavori che andrebbero a beneficio di tutti».

Conosce l’obiezione: ignorare le irregolarità non sarebbe corretto nei confronti di chi rispetta la legge.

«E infatti l’irregolarità resta e la sanzione pure rimane applicabile con la differenza che quell’edificio smette di inquinare. Non parliamo di condoni ma di una azione a tutela della collettività: la norma sugli edifici non regolare va sospesa per questo tipo di agevolazioni, ovviamente lasciando fuori solo le irregolarità più gravi».

Non ritiene che tutto l’apparato normativo legato al bonus sia comunque troppo complesso?

«Semplificare è sempre una buona idea ma attenzione. È vero, la materia è complessa, ma bisogna riflettere sul fatto che andiamo a spendere denaro pubblico e ci vuole cautela. I parametri sono complicati così come le norme tecniche e la procedure di controllo. Ma su questo non interverrei. Un’alta vigilanza è necessaria proprio per assicurare che i vantaggi per la collettività, derivanti dalle caratteristiche tecniche degli interventi, siano effettivamente realizzati»

Andiamo avanti: cos’altro si può migliorare?

«Finora l’Agenzia delle entrate ha svolto un lavoro egregio ma alcune procedure possono essere ulteriormente migliorate, ad esempio quelle sulle barriere architettoniche. L’intervento è stato previsto ma nel modello di comunicazione telematica non c’è la sezione dedicata. Eppure l’importanza sociale di questo tipo di azioni è nota a tutti. Ma bisogna essere ottimisti e lasciare all’Agenzia il tempo di lavorare e lo stesso vale per consulenti, professionisti, imprese. C’è una forte pressione».

L’espressione «lasciare il tempo di lavorare» richiama quella che, in questa fase, sembra la madre di tutti i problemi: la proroga della misura.

«Prorogare il Superbonus almeno fino al 2023 è indispensabile per dare alle imprese la possibilità di lavorare in modo più ragionato, programmando investimenti e assunzioni. E poi c’è il lato della questione che guarda ai cittadini: con uno spazio temporale così contingentato tutti si stanno dando da fare per operare sul proprio immobile e imprese, professionisti e lavoratori faticano a sostenere la domanda. L’effetto “collo di bottiglia” è assicurato. Senza contare che una tale concentrazione, come ovvio, sta facendo salire i prezzi, a partire dai materiali. Prorogare è necessario».

Al momento il Superbonus sembra aver numeri migliori al Nord, anche se i dati iniziano a tendere alla omogeneità. Come se lo spiega?

«Questi investimenti erano all’inizio abbastanza pionieristici e molto tecnici. Il Nord era forse più attrezzato, fra grandi studi e grandi imprese, per partire subito. Sono stati più pronti, ecco, ma anche i numeri che arrivano dal Sud sono certamente positivi».

Ha pesato anche l’aspetto finanziario?

«Probabilmente sì. Le imprese sono chiamate a chiedere un finanziamento ponte e la capacità di indebitarsi può avere un ruolo decisivo. Al Nord i bilanci sono più patrimonializzati. Per questa ragione la macchina meridionale, nella sua complessità, ha scontato la curva di apprendimento che, però, ora è altissima. Anche i cittadini e le amministrazioni locali, inizialmente, erano preda di dubbi: funzionerà? Non funzionerà? Ora sappiamo che la misura funziona e che gli italiani la chiedono a gran voce».

Alla fine che impatto potrà avere il Superbonus, nel lungo periodo, sullo sviluppo delle nostre città?

«Il tipo di interventi finora selezionati sono spesso classici: il cappotto termico, l’impianto di riscaldamento, gli infissi. E ancora il fotovoltaico, sistemi di accumulo e le colonnine di ricarica per l’auto elettrica. Ma le prospettive sono di grande potenziale: comunità energetiche, mobilità elettrica. Non è difficile, a questo punto, immaginare un passaggio in tre tappe: si parte dall’efficien – tamento dei semplici edifici, si passa alla creazione degli eco-quartieri e si approda, infine, alla Smart City. Il Superbonus 110% va oltre i limiti del singolo intervento: è il primo passo per un futuro sostenibile e decisamente migliore».

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