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Superbonus 110% e blocco dei crediti edilizi: 4 proposte di modifica – Lavori Pubblici

Superbonus 110% e blocco dei crediti edilizi: 4 proposte di modifica - Lavori Pubblici

Nell’attesa che venga eletto un nuovo Parlamento e si formi un
nuovo Governo, quali prospettive ci sono per intervenire sul
superbonus 110% e sul meccanismo di cessione dei crediti edilizi,
inceppato a seguito delle modifiche arrivate a gennaio con il
Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter)?

Gli affari correnti di un Governo dimissionario

È una delle domande che arriva più in redazione negli ultimi
giorni e sulla quale abbiamo già formulato diverse ipotesi che
partono, necessariamente, dal potere normativo che risiede in un
Governo dimissionario e in un Parlamento depotenziato.

La strada, in realtà è stata tracciata dallo stesso Presidente
de Consiglio Mario Draghi che in una
lettera ai suoi Ministri
ha parlato degli “affari correnti” e
dell’attività normativa che, com’era già evidente, si concluderà
con l’esame di nuovi decreti legge, leggi regionali e i disegni di
legge imposti da obblighi internazionali e comunitari, compresi
quelli collegati all’attuazione del PNRR e del PNC.

Mai una sola volta il Presidente del Consiglio cita le
problematiche che sta vivendo il comparto delle costruzioni a
seguito del blocco della cessione dei crediti edilizi che sta
spazzando via 2 anni di ripresa economica. Ma è anche vero che nel
suo ultimo discorso al Senato Draghi ha riconosciuto (prescindendo
dalle responsabilità che ha fatto ricadere al precedente Governo)
l’esistenza di un problema che è necessario risolvere per “far
uscire dal pasticcio quelle migliaia di imprese che si trovano in
difficoltà
“.

Le possibilità per intervenire ci sono come dimostrano le
dichiarazioni del Presidente della Repubblica dopo la firma del
decreto di scioglimento delle Camere: “È noto – chiarisce
il Presidente Sergio Mattarella – che il Governo, con lo
scioglimento delle Camere e la convocazione di nuove elezioni,
incontra limitazioni nella sua attività. Dispone comunque di
strumenti per intervenire sulle esigenze presenti e su quelle che
si presenteranno nei mesi che intercorrono tra la decisione di oggi
e l’insediamento del nuovo Governo che sarà determinato dal voto
degli elettori. Ho il dovere di sottolineare che il periodo che
attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili
per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in
particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto
dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti
conseguenze per le famiglie e per le imprese
“.

I numeri

E come fare per uscire da questo pantano creato dalle tortuosità
legate al meccanismo di cessione dei crediti edilizi? Intanto,
occorre fare il più classico dei “mea culpa” (molto difficile oggi)
e capire perché si è arrivati a questo punto.

Nel suo discorso, scaricabarile a parte, Draghi ha detto una
cosa sacrosanta: c’è stato un errore a monte quando è stato
disegnato il meccanismo di cessione dei crediti edilizi
estendendolo in maniera indiscriminata a bonus che non avevano
alcun controllo. Sul bonus facciate e l’ecobonus ordinario, nei
primi due anni di applicazione del Decreto Rilancio e fino al 12
novembre 2021, sono state registrate una quantità di frodi senza
precedenti.

Già a febbraio 2022, quando il direttore dell’Agenzia delle
Entrate in audizione al Senato sul disegno di legge di conversione
del Decreto Sostegni-Ter ha illustrato i dati relativi ai bonus
fiscali, rilevò:

  • 4.787.653 comunicazioni di cessione o sconto in fattura;
  • 38,4 miliardi di euro di detrazioni cedute;
  • 4,4 miliardi di euro di crediti inesistenti.

Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate non si è fermato a
quest’ultimo dato, evidenziando nel dettaglio la suddivisione di
questi crediti inesistenti:

  • bonus facciate 46%;
  • ecobonus 34%;
  • bonus affitti 9%;
  • sismabonus 8%;
  • superbonus 3%.

Numeri che avrebbero dovuto essere analizzati per trovare una
soluzione chirurgica che tamponasse l’emorragia senza amputare
l’arto. Soluzione che, in effetti, era già stata trovata con il
Decreto Legge n. 157/2021 (Decreto antifrodi) con l’estensione a
tutti bonus utilizzati con le opzioni alternative:

  • del visto di conformità;
  • dell’asseverazione di congruità delle spese sostenute.

Lo stesso accento sulla responsabilità solidale dei cessionari
ha acceso un faro su dei controlli che prima né Poste Italiane né
Cassa Depositi e Prestiti effettuava.

Lo sviluppo economico

Partendo da questa evidenza, si dovrebbe riconoscere che
superbonus e cessione dei crediti edilizi possono non piacere dal
punto di vista tecnico, ma non vi è dubbio che siano state delle
misure trasversali che hanno interessato tutta la popolazione senza
distinzione di fasce di reddito.

Dati evidenti sono quelli dell’utilizzo del superbonus fino a
giugno 2022, ovvero 38,7 miliardi di euro che come riportato in uno
studio recente dell’Istituto
di ricerca Nomisma
hanno generato 124,8 miliardi di euro di
cui:

  • 56,1 miliardi come effetto diretto – la spesa aggiuntiva in
    superbonus genera una produzione nel settore delle costruzioni ed
    in tutti i settori che devono attivarsi per produrre semilavorati,
    prodotti intermedi e servizi necessari al processo produttivo;
  • 25,3 miliardi come effetto indiretto – ogni settore attivato
    direttamente ne attiva altri in modo indiretto;
  • 43,4 miliardi come effetto indotto – le produzioni dirette e
    indirette remunerano il fattore lavoro con redditi che alimentano
    una spesa in consumi finali che a sua volte richiede maggiori
    produzioni;

Una misura che, come riportano le stime dell’Associazione
Nazionale Costruttori Edili (ANCE)
, prendendo in considerazione
la sola spesa in manodopera e materiali, determina per ogni
miliardo di euro speso dallo Stato 470 milioni di maggiori entrate,
530 milioni di euro sarebbe il costo effettivo dello Stato senza
considerare l’indotto e senza considerare gli effetti sociali visto
che il superbonus ad oggi ha determinato:

  • 410.000 occupati nel settore delle costruzioni;
  • 224.000 occupati nei settori collegati.

Le soluzioni per il superbonus e lo sblocco dei crediti
edilizi

Ciò premesso, l’unica strada è la pubblicazione immediata di un
nuovo provvedimento d’urgenza ricordando che entro domani si
potranno emanare Decreti Legge da convertire entro il 24 settembre
2022. Le possibilità, evidentemente, ci sono e dovrebbero avere
come unico obiettivo lo sblocco dei crediti.

La prima soluzione potrebbe essere quella di abrogare l’art. 57,
comma 3 del recente Decreto Legge n. 50/2022 (Decreto Aiuti),
affinché le possibilità date alle banche di cedere il credito a
tutti i loro clienti con partita IVA, riguardino tutti i crediti
presenti sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate e non solo
quelli dopo l’1 maggio 2022.

Una seconda proposta potrebbe essere quella di riconoscere
alcuni “piccoli” errori di formulazione degli orizzonti temporali
di utilizzo del superbonus, soprattutto quelli che riguardano gli
edifici unifamiliari. L’attuale formulazione dell’art. 119, comma
8-bis del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) non consente
di avere certezze a chi ha deciso di avviare un intervento di
superbonus dopo il 30 giugno 2022. Una possibilità potrebbe essere
quella di eliminare proprio la percentuale del 30% da dimostrare a
settembre 2022 e portare direttamente la data di scadenza al 31
dicembre 2022.

Una terza soluzione dovrebbe consentire alle partite IVA più
tempo per comunicare la cessione dei crediti (al momento fissata al
15 ottobre 2022). Soluzione che darebbe più respiro a chi vive
negli ultimi mesi con l’acqua alla gola.

Ultima proposta, quella che prediligo da sempre, è la redazione
di un testo unico delle detrazioni fiscali in edilizia che in un
unico testo normativo definisca in maniera strutturale:

  • aliquota di base;
  • beneficiari;
  • requisiti di accesso;
  • requisiti minimi finali:
  • limite massimo di spesa ammissibile in detrazione;
  • adempimenti;
  • modalità di pagamento;
  • modalità di fruizione del credito fiscale;
  • opzioni alternative;

affidando dei booster dell’aliquota base a degli interventi
normativi (Legge di Bilancio) con orizzonti minimi di 5 anni.
Soluzione che consentirebbe una attenta pianificazione degli
interventi, della spesa e darebbe maggiore certezza ad un comparto
sempre più in cerca d’autore.

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