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“Bonus bici, in coda come agli uffici pubblici. Cloud e sportelli digitali sempre pronti, così si digitali… – la Repubblica

MILANO – Per l’erogazione del bonus mobilità da 500 euro per bici, monopattini e mezzi della mobilità dolce si era parlato di un ‘modello bonus seggiolini’, il voucher che era stato attivato per incentivare i dispositi anti-abbandono. Sarebbe bastato ricordare quella falsa partenza per attrezzarsi diversamente – senza andare neppure a scomodare il famoso caos che ha travolto l’Inps all’erogazione del bonus per gli autonomi di inizio pandemia – ed evitare un fastidioso bis. Eppure anche questa volta i sistemi informatici della Pa non hanno dato bella prova di sé. Ma dietro la lavagna finisce secondo gli esperti l’intero meccanismo. “Tutti gli utenti si stanno chiedendo: perché sono fermo in coda? Perché anche con strumenti digitali sto rivivendo quel che succedeva davanti agli sportelli fisici degli uffici pubblici?” commenta Luca Gastaldi, direttore dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano.

Partiamo dall’inizio. Si poteva evitare il caos?
Parliamo di una misura nota da maggio, che copre gli acquisti effettuati dal 4 di quel mese in avanti. Sarebbe stato opportuno diluire le richieste nel tempo, aprendo uno sportello virtuale al quale potessero via via accedere coloro che avevano comprato bici, monopattini, eccetera. Senza creare un ingorgo di centinaia di migliaia di richieste da evadere in poche ore. L’infrastruttura digitale della Pa dovrebbe esser pronta ad aprire questi sportelli in qualsiasi momento, visto che bonus e contributi a cittadini e imprese sono sempre più frequenti.

Invece si è atteso tempo e si è pensato a un clic day…
Lo Stato ha avuto bisogno di tempo per preparare le interfacce per gli utenti e le procedure di richiesta delle verifiche. Considerando che grazie al Covid i bonus da erogare aumenteranno, servono infrastrutture in grado di reggere ad ondate di richieste massicce.

Come?
In questo momento tutti questi sistemi girano su server proprietari che non sono dimensionati per ondate così grandi di domanda. Ed è giusto che sia così: se i data center fossero dimensionati per gestire i picchi, sprecherebbero risorse per il resto del tempo (quando i picchi non ci sono). La strada è di aumentarne la capacità all’occorrenza, appoggiandosi a soluzioni cloud offerte in modo dinamico e pagabili “a consumo”. Ci sono tantissimi fornitori di servizi in cloud che permetterebbero di usare ‘a fisarmonica’ le risorse, per gestire i picchi quando serve. L’Italia ha una strategia per andare in questa direzione. Bisogna accelerarla.

Anche i sistemi di autenticazione Spid hanno dato grandi problemi…
Il peccato originale è che tutti i sistemi dei ministeri e degli identity provider sono pensati per “carichi quotidiani” ragionevoli. Nessuno avrebbe previsto carichi così straordinari solo qualche mese fa. Quel che emerge da tutta questa vicenda è che resta tantissimo da fare per una vera digitalizzazione.

Si spieghi meglio.
Abbiamo un sistema di identità digitale, Spid, che è un’ottima base di partenza, necessaria. Non oso immaginare in che situazione saremmo senza. Ma deve essere perfezionato. Le diverse componenti dello Stato, poi devono dialogare in ottica di sistema. Se lo facessero, molti controlli (spesso manuali) da fare si potrebbero evitare. Tecnicamente è complesso, ma fattibile. Serve però una chiara volontà e un chiaro coordinamento che sono mancati per molti anni e che solo recentemente si possono vedere. In linea teorica, grazie alla fatturazione elettronica, lo Stato potrebbe già sapere che il cittadino Tizio ha acquistato una bici dal rivenditore Caio. Ci sono tuttavia aspetti di privacy che impediscono una diretta allocazione del bonus, ma per i dati di cui l’amministrazione è in possesso sarebbe possibile.

Ritardi e false partenze: ecco il nostro tentativo per richiedere il buono mobilità

Oggi assistiamo, infatti, ai problemi nel presentare le domande. Poi ci sarà la partita dell’erogazione.
Anche su questo aspetto rischiamo intasamenti e code. Come evitarli? Esistono sistemi di intelligenza artificiale che riconoscono quanto c’è scritto in un documento — ad esempio la fattura per giustificare l’acquisto della bici. Non è fantascienza. Sono applicazioni che già sono usate in ambito giuridico, in Italia e non nella Silicon Valley. Se applicati anche in questo contesto, consentirebbero un grande risparmio di tempo. Purtroppo il digitale nel nostro Paese è stato sviluppato a macchia di leopardo e a compartimenti stagni. Alcune cose funzionano, molte altre sono da mettere a posto e da portare a sistema. Per evitare di avere persone ferme in code digitali serve diluire la domanda e avere risorse in cloud elastiche e attivabili quando serve. Se poi avessimo un sistema di identità digitale maturo, capace di fare da ponte tra diverse anime dello Stato e le imprese, eviteremmo che gli strumenti pensati per dare una mano ai cittadini rappresentino dei colli di bottiglia per la fruizione di servizi pubblici. Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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