

Cosa succede se un Comune tace per oltre un decennio su
un’istanza di condono edilizio regolarmente
presentata e integrata? E se l’opera non fosse, in astratto,
nemmeno sanabile secondo la normativa vigente? Con
la sentenza
del 9 aprile 2025, n. 3051, il Consiglio di Stato
affronta un caso emblematico, riaffermando la portata
vincolante del silenzio-assenso e i limiti invalicabili
dell’autotutela amministrativa.
Condono edilizio e silenzio assenso: i limiti all’annulamento
in autotutela
Nel caso in esame, il ricorrente aveva presentato nel dicembre
2004 32 istanze di condono edilizio, ai sensi della legge
n. 326/2003, per altrettanti box auto
realizzati nel 2000, dichiarati come pertinenze di unità
residenziali. Le istanze erano corredate da tutti i
documenti previsti: attestazioni di versamento, autodichiarazioni,
documentazione tecnica, accatastamento in categoria C/6.
Per alcuni anni il Comune ha chiesto integrazioni documentali,
che sono state puntualmente adempiute.
Successivamente, a distanza di oltre tredici anni,
il Comune ha respinto tutte le istanze, ritenendo:
- che non si fosse formato il
…continua a leggereTutti i diritti dei contenuti presenti in questo articolo sono della fonte e vengono riportati solo per “diritto di breve citazione” (art. 70 Legge n. 633/1941), indicando sempre la fonte, con relativo link al sito di provenienza. Leggi il Disclaimer.